Il mio primo incontro con Giulia è avvenuto durante una visita alla casa di riposo per anziani che ospita la mia nonna: quel giorno con immenso piacere e stupore ho trovato la mia nonna intenta a scegliere i pastelli più adatti per colorare un… Mandala!!! Una delle attività con cui adoro rilassarmi, “nutrire” il mio emisfero destro e dilettarmi era in quel momento proposta come lavoro ricreativo e meditativo per gli anziani… Geniale!!

In quel momento Giulia aveva catturato tutta la mia ammirazione… quello che allora non sapevo era che oggi avremmo annunciato al Mondo la nostra “collaborazione“.

Eh sì, perché già da questo mese Giulia riceverà i suoi assistiti e chiunque capirà di avere bisogno del Suo prezioso aiuto presso lo spazio del mio studio di Casalecchio di Reno.

Potrete contattarla al numero che troverete in locandina

Intanto, per capire chi è Giulia, potete leggere le sue parole scritte nell’articolo che riportiamo qui sotto, dove descrive perché per lei è molto importante integrare anche attività legate all’arte (come la colorazione dei Mandala) durante il processo terapeutico.

Un grazie a Giulia da me,
Laura

Ecco l’Articolo di Giulia:

“I mandala: i colori e le forme che nutrono lo spirito”

“Il mandala è un archetipo molto importante. E’ l’archetipo dell’ordine interiore[…] Esprime il fatto che esiste un centro e una periferia, e cerca di abbracciare il tutto.
E’ il simbolo della totalità. […]
Il mandala compare spontaneamente come archetipo compensatorio, portando ordine, mostrando la possibilità dell’ordine.[..] Si potrebbe ben dire che è l’archetipo più importante”.Carl Gustav Jung

Fin dai miei primi passi da psicologa ho deciso che avrei proposto all’interno di alcuni percorsi clinici l’utilizzo del colore, del disegno e della materia, un po’ per affiancare alla narrazione dei pazienti altri canali “meno cognitivi”, un po’ per creare un contesto di rilassamento che favorisse un momento di benessere e focalizzazione sul proprio sé.
In particolare, da un paio di anni ho cominciato ad introdurre i mandala nel lavoro clinico con gli adulti e con gli anziani.

Ma facciamo un passo indietro. Che cos’è un mandala?

Il mandala è un simbolo rituale e spirituale, la cui origine si colloca nei paesi orientali di tradizione buddista ed induista. Raffigura l’Universo, l’unione perfetta con il tutto.

In Occidente è stato associato per lo più ad una forma d’arte, ma in realtà il suo significato è molto più complesso: rappresenta un momento di ricerca spirituale, di contatto con la parte più intima e profonda di sé. Grazie alle forme geometriche di cui è composto, permette di focalizzare l’attenzione della persona e di accompagnarla gradatamente in uno stato meditativo e di ricerca. Noi occidentali associamo la raffigurazione del mandala per lo più ad una serie di motivi geometrici e forme concentriche colorate, mettendo in secondo piano la sua valenza spirituale

La psicologia e i mandala

In ambito psicologico il mandala viene proposto al paziente nella versione in “bianco e nero” da colorare. Questo perché la gestualità legata al seguire le forme da riempire di colore, accompagnata alla musica rilassante (ad esempio i suoni della natura, le campane tibetane, la musica classica, etc) e agli oli essenziali, favoriscono uno stato di rilassamento ideale per ritrovare una propria calma ed un proprio equilibrio. Solo in un secondo momento, si propone una verbalizzazione di quello che è avvenuto.

Personalmente, ho strutturato il lavoro in tre fasi:
la prima, quella della scelta, in cui propongo diversi mandala alla persona e la lascio libera di scegliere quello che più la colpisce a livello istintivo, di pancia.
La seconda, quella del colore, in cui metto a disposizione diversi tipi di colori (pastelli e pennarelli principalmente, ma si possono usare anche acquerelli, tempere, acrilici, etc) e lascio la persona colorare. In questa fase, le chiedo di prestare attenzione – nel caso in cui ci siano – alle sensazioni corporee e mentali, ma di non verbalizzarle. È una fase fortemente percettiva, in cui la persona si trova immersa nel colore, nella musica, nel profumo degli oli essenziali e nella sua gestualità. La terza fase inizia quando la persona decide che il lavoro sul suo mandala è terminato (non è detto che sia stato colorato tutto, l’aspetto fondamentale è che sia completo per la persona).

Solitamente la lascio qualche minuto in contatto con il suo mandala e con il suo respiro, prima di accompagnarla gradatamente nel “qui ed ora quotidiano”. È la fase della rielaborazione del processo, uno spazio più “cognitivo e mentale”, che ha lo scopo di favorire la consapevolezza e la ricerca di sé. In quest’ultimo cerco di guidare la persona al riconoscimento delle sensazioni mentali e corporee, di prenderne contatto e di verbalizzarle, in modo da proporre una nuova narrazione di quello che è avvenuto.

L’esercizio può essere svolto sia individualmente, che in coppia. In questo ultimo caso io lo chiamo “mandala congiunto” e lo consiglio alle coppie che stanno vivendo un momento di tensione e di fatica ed hanno bisogno di una “scusa” per potersi prendere un spazio di meditazione e riflessione differente dal solito. Può essere anche un modo per conoscersi e sperimentarsi con un’attività nuova.

Dal mio punto di vista, lavorare seguendo questo percorso permette di conciliare in modo armonico il lavoro tra l’emisfero destro del nostro cervello, che controlla gli aspetti più creativi e figurativi, con l’emisfero sinistro, maggiormente legato nelle attività logiche e razionali. Non solo, permette di coniugare le sensazioni mentali alle percezioni corporee, in un tutt’uno.

I benefici dei mandala NELL’ADULTO e nella terza età

Date queste premesse, possiamo concludere che i benefici derivanti dall’utilizzo del mandala nella pratica clinica psicologica, sono molteplici. Ne riassumo alcuni di seguito.

  • Nell’adulto:
  • favorire una maggiore consapevolezza di sé, sia a livello mentale che corporeo, utile per
    contrastare dei momenti di stress e fatica
  • stimolare un lavoro armonico tra emisfero destro e sinistro del cervello, potenziando nel
    contempo sia le proprie capacità creative interiori che cognitive (concentrazione, attenzione).
  • concedersi un momento per sé o con il proprio partner, rilassante, distensivo e meditativo grazie
    anche all’utilizzo degli oli essenziali e della musica.
  • favorire il rilascio di pensieri negativi e degli stati di tensione, grazie alla concentrazione sul
    lavoro e alla immaginazione.
  • in generale, favorire uno stato di benessere.
  • Nell’anziano:
  • proporre un lavoro che vada nell’ottica di migliorare la sua qualità della vita.
  • stimolare le funzioni cognitive (attenzione, concentrazione), che con la vecchiaia cominciano a
    deteriorarsi.
  • favorire la narrazione e sollecitare la sua spontaneità nel raccontarsi.
  • dare un senso di autoefficacia, di essere ancora in grado di svolgere questo tipo di attività e d autonomia
  • dare una finalità (per esempio regalarlo ad una persona cara).
  • stimolare le abilità motorie, in particolare la coordinazione occhio-mano.

Giulia Parise Dott.ssa in Psicologia Clinica.

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